Quando si sente parlare di violenza di genere si è naturalmente portati a pensare alla violenza fisica e a tutti quei casi drammatici di cui leggiamo o vediamo in TV. Tuttavia, la maggioranza delle richieste di aiuto viene da donne che subiscono violenza “non fisica”. Esistono, infatti, tipi di violenza di cui si parla meno e che a volte affiancano o precedono i maltrattamenti fisici: quella psicologica, quella economica, lo stalking.
Le donne vittime di una qualsiasi forma di violenza possono chiedere aiuto ad un centro antiviolenza. Secondo il report della regione Veneto del 2016, infatti, la prima motivazione per la quale le donne chiedono aiuto è proprio la violenza piscologica, anche se naturalmente non sanno tutte dare questo nome allo stato di confusione e disorientamento che vivono, seguita da quella fisica e da quella economica.
Uno dei centri antiviolenza del Veneto, quello di Chioggia, è gestito da Gruppo R. Alice Zorzan è responsabile e coordinatrice del CAV Civico Donna e a lei abbiamo chiesto di spiegarci le tipologie di violenza e di raccontarci la sua esperienza a Civico Donna.
In Veneto, la maggior parte delle donne che si sono rivolte ai CAV, l’hanno fatto a causa di violenza psicologica. In che cosa consiste? Cosa ci puoi dire della situazione a Chioggia?
Per violenza psicologica si intendono tutti quegli atteggiamenti, discorsi, comportamenti che portano a denigrare l’altra persona, a umiliarla e a disprezzarla. Queste situazioni, vissute per anni, portano le donne a una condizione di forte insicurezza e, questa condizione permette al partner di avere il controllo, si innesca questa sorta di ruota del potere per la quale la donna, a forza di sentirsi svalutata ripetutamente dal proprio compagno, comincia a credere di non valere e la sua autostima si abbassa notevolmente. Sembra essere un circolo vizioso alimentato anche dall’isolamento a cui la donna viene portata dal compagno: pian piano si affievoliscono i suoi rapporti con la famiglia, gli amici e il contesto sociale in generale e quindi un po’ alla volta vengono a perdersi dei parametri di confronto con le altre persone e le altre situazioni al di fuori della coppia. Per quanto riguarda il motivo principale per il quale si sono rivolte al CAV di Chioggia, noi abbiamo riscontrato una casistica molto varia: dalla violenza fisica a quella psicologica, da quella economica allo stalking.
Quindi anche la violenza fisica rimane comunque molto presente?
La violenza fisica si esprime in un’aggressione diretta contro una persona, ad esempio mediante spintoni, tirate di capelli, schiaffi, pugni, ferite, fino all’uccisione in casi estremi. L’ultima indagine ISTAT rivela che questo tipo di violenza è in leggera diminuzione rispetto alla casistica ma gli episodi registrati sono più cruenti e gravi. Spesso, questa violenza, è conseguente a quella psicologica che può rimane latente e invisibile alla donna stessa per molto tempo.
E la violenza psicologica quindi non viene riconosciuta come tale?
La violenza psicologica si manifesta in forma indiretta, ad esempio mediante comportamenti, come non ascoltare, fraintendere volutamente, minacciare lesioni o vendetta, disprezzare la partner, trattarla come una domestica, intimorirla, colpevolizzarla, offenderla, controllarla e/o isolarla. Chi è vittima di violenza psicologica, spesso, fatica molto a rendersene conto perché viene interiorizzata e quasi accettata, anche il contesto sociale spesso la “normalizza”. Per fortuna le cose stanno cambiando e le donne cominciano a contattare i centri antiviolenza anche per violenza psicologica; c’è più consapevolezza rispetto al passato. Molte donne che arrivano a Civico Donna hanno subito anche atti di violenza fisica e questa ha fatto capire loro di aver bisogno di aiuto.
Un fenomeno di cui non si parla molto è quello della violenza economica. Puoi spiegarci che cosa s’intende e in quali situazioni capita più spesso?
La violenza economica è caratterizzata dal legame o dalla dipendenza economica dalla persona che la esercita; per esempio vietando alla donna di svolgere un lavoro o un percorso formativo, sfruttando la donna come forza lavoro, ricoprendola di debiti, limitando o privando la donna del denaro per le spese domestiche, se non lavora, non rendendola partecipe al reddito familiare, o non corrispondendo gli alimenti dopo la separazione. Questa violenza è molto presente a Chioggia, visto anche la difficoltà del territorio ad offrire opportunità lavorative slegate dal semplice lavoro stagionale o dalla pesca. Il riconoscimento di essere vittima di violenza economica fa parte del percorso di riflessione e consapevolezza all’interno di un centro antiviolenza.
Nel 2016, in Veneto, il 6.5% delle donne che hanno chiesto aiuto, lo hanno fatto per questioni riconducibili a Stalking. Hai notato un trend in aumento di queste situazioni?
La nostra esperienza a Chioggia ha visto diversi casi di stalking. Per il momento credo che la percentuale sia più bassa rispetto alla media veneta. La nostra esperienza è “giovane” però le situazioni ci sono. Lo stalking è un comportamento persecutorio messo spesso in atto quando la donna cerca di allontanarsi da una relazione violenta. Il maltrattatore perseguita l’ex-partner seguendola negli spostamenti, aspettandola sotto casa, al lavoro, telefonandole continuamente a casa, in ufficio, sul telefonino. Gli effetti possono essere devastanti: viene minato il senso dell’autonomia e dell’indipendenza della donna facendola sentire “in trappola”; molte donne riportano anche disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi fino ad arrivare, nei casi più estremi, a depressioni. Queste cose portano le donne a cambiare completamente le loro abitudini giornaliere di organizzazione della giornata e a vivere in un costante stato di paura e angoscia che ha delle conseguenze anche fisiche gravi, cioè, ad esempio l’insonnia o il dimagrimento, proprio perché non riescono più ad avere una vita regolare.
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Centro Antiviolenza Civico Donna:
tel: 800 19 53 59